La storia Egizia - Medio Regno
All'indomani del lungo periodo di sconvolgimenti che termina intorno al 2000 a.C., l'unità del potere in Egitto viene restaurata grazie ai nomarchi di Tebe. Cominciata dai governatori sin dai tempi in cui a nord c'era ancora la monarchia, questa restaurazione non fu opera di un solo faraone, ma di tutta l'XI dinastia, contemporanea della X (eracleopolitana), che era succeduta alla IX, sempre di Eracleopoli, instaurata da Kheti I. Mentre i sovrani si occupano soprattutto della zona del delta e riescono a cacciare i beduini, i governanti tebani rivolgono la loro attenzione alla Nubia. Cosi, grazie a queste due azioni parallele a nord e a sud, si gettano le basi per l'unità dell'Egitto, che verrà portata a termine dall'XI dinastia. L'impresa principale dell'XI dinastia fu l'unificazione del paese, ma la sua azione non finì lì. Venne limitata l'autonomia provinciale che si era sviluppata nel Primo periodo intermedio e fu restaurata l'autorità centrale mentre, all'esterno, ricominciavano le campagne contro la Nubia, dove gli egiziani penetrarono fino alla seconda cataratta e migliorarono la strada dell'Wadi Hammamat, che collegava l'Egitto al Mar Rosso e serviva da punto di partenza per le spedizioni in Sinai e nei paesi del Punt. Questa strada passava per il deserto arabico, dove i re dell'XI dinastia intrapresero campagne militari contro i nomadi che attraversavano il paese e controllavano i luoghi di approvvigionamento dell'acqua. Non si sa come avvenne il passaggio dall'XI alla XII dinastia, ma il fatto che, durante il regno degli ultimi faraoni dell'XI si trovi un visir di nome Amenemhat, lo stesso nome del fondatore della nuova dinastia, fa pensare che ci sia stata un'usurpazione del potere. La XII dinastia, che sale al trono intorno al 2000, è stata una delle più gloriose dell'antico Egitto. Sotto la sua amministrazione, non soltanto il paese mantenne la stabilità interna, ma si espanse anche all'esterno come non aveva mai fatto neanche ai tempi dei grandi faraoni della IV dinastia. Anche se questa dinastia è di origine tebana, la capitale viene posta nella zona di Menfi, da dove è più facile governare il paese. Amenemhat I (il fondatore della dinastia) si occupò soprattutto, sembra, dell'amministrazione. Per prendere il potere dovette probabilmente fare affidamento sulla nobiltà provinciale, che ebbe il vantaggio di una certa autonomia dal potere centrale. Forse si occupò della protezione della frontiera orientale dell'Egitto, ma questo sarà piuttosto un interesse dei suoi successori, in Nubia giunse fino a Korosko. Fu una cospirazione a mettere fine al suo regno, ma suo figlio, che in quel momento si trovava in Libia, riuscì a tornare in tempo per prendere il potere. Sesostri I proseguì in Nubia la politica di suo padre, giunse fino alla terza cataratta e prese possesso delle miniere d'oro di questa regione. Per raggiungere queste miniere dovette partire da Wadi Halfa e, per assicurare la sicurezza dell'impresa, fece costruire una fortezza a Buhen. Per evitare il ripetersi degli eventi sanguinosi che avevano funestato la fine del regno di suo padre, Sesostri associò al trono, lui vivente, il figlio maggiore, e così fecero i suoi successori. Non abbiamo informazioni circa i regni di Amenemhat II e Sesostri II. Sappiamo invece che Sesostri III fu uno dei grandi faraoni dell'Egitto. Il ricordo delle sue gesta, abbellito dal tempo trascorso, è alla base di molte delle leggende raccolte dagli storici greci. Grande conquistatore, giunse fino in Palestina, mentre, in Nubia, riprese l'opera di Amenemhat I e Sesostri I riuscendo con quattro campagne a riprendere il controllo della situazione: per difendere le sue conquiste, fece costruire diverse fortezze. Amenemhat III, approfittando della tranquillità assicurata dalle campagne militari paterne, si occupò soprattutto dello sviluppo agricolo ed economico dell'Egitto. La XII dinastia termina con i regni senza gloria di un re e di una regina, Amenemhat IV e Sebeknofru, di cui non sappiamo altro se non che la decadenza della dinastia, durante il loro regno, fu repentina. Il rapido riassunto delle gesta di questi faraoni non rende onore alla potenza della XII dinastia, all'interno come all'esterno, e alla prosperità che ne derivò per l'Egitto. Se Amenemhat I aveva dovuto allentare i legami della nobiltà, sotto Sesostri III la monarchia ha di nuovo un potere assoluto, tanto che la carica di nomarca è abolita. Una volta restaurata la propria potenza, i faraoni si occuparono della valorizzazione del suolo, e soprattutto del Fayum, dove crearono un'oasi ai cui confini edificarono le loro residenze. Furono grandi costruttori, e si devono a loro le fortezze che protessero i confini meridionali e orientali del paese; il palazzo di Amenemhat III a Hawara diede origine alla leggenda greca del labirinto. Per quanto riguarda i rapporti con gli altri paesi, i legami con la Siria e Biblo sembrano amichevoli e ci si può domandare, con una certa ragionevolezza, se la Fenicia, sotto la XII dinastia, non fosse amministrata da un governatore egiziano. Continuarono le spedizioni nel Sinai per reperire le materie prime, e ci furono anche delle spedizioni commerciali verso i paesi del Punt. A sud l'Egitto estese il suo territorio fino ad arrivare a Semna (70 km a sud di Wadi Halfa), dove un'ampia zona fortificata difendeva l'ingresso al paese dalle turbolente tribù sudanesi, e da dove potevano partire le spedizioni commerciali dirette nel cuore del Sudan, contatti testimoniati dai livelli archeologici più antichi delle costruzioni di Kerma, a sud della terza cataratta. I rapporti con Creta, che si ritenevano certi già da quest'epoca, sono ancora poco conosciuti perché si possano tenere in conto; si potrebbe pensare che la Fenicia abbia fatto da intermediaria.
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