La storia Egizia - Primo Periodo Intermedio

A partire dal regno di Pepi II cominciarono a manifestarsi fermenti sociali e, per più di un secolo, l'Egitto fu preda di disordini, di anarchia a livello provinciale e, forse, anche di invasioni straniere. Questo periodo è molto oscuro, ed è caratterizzato dalla decadenza del potere centrale di Menfi e da rivolgimenti sociali. Mentre la prima si intravede nei documenti di cui disponiamo, gli altri cambiamenti ci sono noti soltanto tramite testi di epoche successive.
Della decadenza del potere reale è, per alcuni, evidente fatto che, a partire dalla V dinastia, la carica di governatore del nomo diviene ereditaria, riducendo cosi l'influenza regale. Ma la ragione vera di questa decadenza potrebbe essere legata a fattori fisici: il clima, che prima era umido, verso il 2300 si inaridisce, e ciò comporta la diminuzione delle risorse alimentari egiziane mentre, allo stesso tempo, obbliga le popolazioni insediate nella steppa a rifugiarsi nella valle, determinando cosi un cambiamento economico-sociale.
La decadenza della regalità, forse accelerata dalle incursioni dei beduini che il potere centrale non aveva più la forza di respingere, sembra essere stata alla base dei disordini sociali, che noi conosciamo tramite alcuni testi molto interessanti, anche se redatti in epoche successive da scribi incaricati dai sovrani della XII dinastia di celebrare la restaurazione dell'ordine e della stabilità. Essi avevano perciò tutto l'interesse a esagerare la gravità della situazione per mettere in evidenza l'opera pacificatrice dei re del Medio Regno; in realtà non si sa neppure se questa rivoluzione ha interessato tutto l'Egitto o se è rimasta localizzata soltanto nella zona di Menfi. Non si conosce quasi nulla degli altri avvenimenti dell'epoca.
Le liste dei re e Manetone dividono i regnanti, di cui conosciamo soltanto il nome, in due dinastie, la VII e l'VIII. La prima avrebbe contato settanta re di Menfi che regnarono per settanta giorni; la seconda, conosciuta soltanto dalle liste reali, avrebbe avuto dai 18 ai 32 faraoni, di cui alcuni avrebbero regnato contemporaneamente con un governo di tipo oligarchico. Per lungo tempo si è creduto che, all'inizio dell'VIII dinastia, i nomarchi del sud dell'Alto Egitto, si fossero uniti fondando un regno indipendente, governato dal nomarca di Copto, che sarebbe durato una quarantina d'anni; ma nel 1946 W.C. Hayes ha dimostrato che questa dinastia copta non è mai esistita.
Quando l'VIII dinastia termina, intorno al 2220, l'Egitto è diviso in tre parti: al nord c'è una forte presenza di invasori asiatici, al centro, a Menfi, resiste la vecchia monarchia centralizzata ma, nel Medio Egitto, Kheti, nomarca di Eracleopoli, prende il titolo di re dell'Alto e del Basso Egitto e ben presto controlla sia la zona di Menfi che il Fayum. Nel sud invece i re menfiti sono stati soppiantati dai nomarchi di Tebe, che hanno raggruppato intorno a sé i nomi (distretti) meridionali. Sembra che questa situazione sia durata abbastanza ed è interessante notare come, se non si tiene conto del delta, l'Egitto sembra essere tornato all'epoca preistorica, con un raggruppamento di nomi al nord, nel Medio Egitto (dinastia eracleopolitana), di cui conosciamo alcuni re (Kheti I, II e III e Merikara}, e uno a sud, a Tebe, con a capo gli Antef o i Mentuhotep. Si giunse presto a uno scontro e la situazione rimase a lungo confusa tra alterne vicende di vittorie e sconfitte da entrambe le parti, fino a quando, nel 2060, troviamo l'Egitto nuovamente unito sotto Mentuhotep, discendente dei governatori tebani che governavano i nomi del sud; da questa data si fa iniziare il Medio Regno.

Malgrado tutti i suoi difetti, Manetone fornisce un'intelaiatura entro la quale s'inquadrano abbastanza bene i risultati delle ricerche; si possono elencare cinque fasi storiche che si sovrappongono l'una all'altra:

  1. rapida disintegrazione dell'antico regime menfitico seguita al lunghissimo regno di Pepi II;
  2. stragi e anarchia conseguenti allo sfacelo della monarchia e alla rivalità tra i feudatari provinciali, o "nomarchi", probabilmente fomentate anche da infiltrazioni asiatiche nel delta;
  3. formazione di una nuova linea dinastica di faraoni fondata da Akhtoy (l'Achthoes di Manetone) in testa e Eracleopoli come capitale;
  4. sempre crescente importanza di Tebe sotto il dominio di una ancora più energica famiglia di principi guerrieri, dei quali i primi quattro portano il nome di Inyotef (Antef, nei vecchi testi di storia egizia), gli ultimi tre quello di Menthotpe (Mentuhotep);
  5. guerra civile tra i principi tebani e la dinastia di Eracleopoli, e vittoria finale di Menthotpe I che riunisce i due paesi preparando l'avvento del Medio Regno, di cui Ammenemes I (XII dinastia), uno dei più grandi sovrani dell'Egitto, sarà l'iniziatore.

Con Menthotpe I si può considerare concluso il I periodo intermedio. In che misura si sovrappongano le cinque fasi e quale ne sia la rispettiva durata è ignoto; a questa incertezza è dovuta l'impossibilità di ricavarne un quadro coerente. Il vero nodo della questione sta nella cronologia, e anche se i più recenti studi autorevoli in materia sono d'accordo nel valutare da duecento a duecentocinquanta anni la durata del periodo intercorso da Nitocris alla fine del regno di Menthotpe, la loro opinione è poco più di una congettura. Il Canone di Torino non offre aiuto essendo andata persa la cifra totale degli anni di regno dei sovrani eracleopolitani e dei loro successori, e la possibilità di una sovrapposizione con l'XI dinastia vi appare del tutto ignorata.


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