Tefnakht
Nomi: | Tefnakht, Shepsesra Tefnakhte |
Dinastia: | XXIV (730-715 a.C.) |
Anni di regno: | [730-720 a.C.] |
Collocazione storica: | Terzo Periodo Intermedio 1080-665 a.C. |
Storia: A Sais, nel delta,
attorno al 730 a.C., il re locale, Tefnakht, cominciò a ricostruire intorno a sé
l'unità del paese. Sembra che abbia proceduto con la persuasione, più che con la
conquista armata: fece riconoscere la sua autorità ai governanti locali e li confermò
nei propri poteri come vassalli.
Una volta unificato il nord, Tefnakht penetrò in Medio Egitto, dove si scontrò con
Piankhy che era partito dal sud.
Di questo scontro esiste una documentazione scritta fatta redarre da Piankhy, che ne
risultò il vincitore.
Il racconto di Piankhy, datato nel suo ventunesimo anno di regno, inizia narrando come un
audace principe del delta, di nome Tefnakht, si fosse impadronito di tutta la regione
occidentale fino a Lisht, risalendo il fiume con un forte
esercito; al suo avvicinarsi i capi delle città e dei villaggi avevano spalancato le
porte ed erano andati a mettersi alle sue calcagna come cani. Egli poi si era diretto
verso est, e dopo aver catturato le principali città sulla sponda destra del Nilo aveva
posto l'assedio a Eracleopoli, circondandola da ogni lato per
impedirne a chiunque l'accesso o l'uscita. A Hwer, presso Ermopoli,
Nemrat, il governatore locale, aveva raso al suolo le mura della vicina Nefrusy, aveva
infranto i vincoli di fedeltà verso il suo sovrano, ed era stato ricompensato da Tefnakht
con il permesso di prendersi tutto ciò che trovava. Questo era troppo per Piankhy, che a
questo punto ordinò ai suoi comandanti di partire alla riconquista dell'Egitto. Una dopo
l'altra Piankhy riprese tutte le città in precedenza conquistate da Tefnakht, fino all
presa di Eliopoli, la più santa di tutte le città egizie, che
sancì la fine delle ostilità.
Tefnakht si arrese e fece un completo atto di sottomissione, giurando:
Io non disobbedirò al comando del re, non rifiuterò ciò che ordina Sua Maestà, non farò del male a nessun principe senza che tu lo sappia, e farò ciò che dice il re.
Pare che Tefnakht sia stato lasciato libero di agire a suo piacimento, e una singolare stele nel museo di Atene lo rappresenta come sovrano nel suo ottavo anno di regno, in atto di far donazioni di terre alla dea Neith di Sais. Manetone non ne parla, ma Diodoro e Plutarco lo citano sotto il nome di Tnephachthos come padre di Boccoris e come fautore della vita semplice.
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