Amenofi IV
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Storia: Amenofi IV detto anche Akhenaton, figlio di
Amenofi III, regnò per qualche tempo congiuntamente a suo padre.
E' divenuto celebre con l'appellativo di "re eretico": durante il suo
regno la religione prese il sopravvento, ma non bisogna dimenticare che già prima aveva
un importante ruolo politico e che la riforma religiosa di Amenofi IV è nata da idee
sviluppatesi durante il regno di Amenofi III. Sin dall'inizio della dinastia, il clero di
Amon aveva esercitato un'importante influenza sul governo, ed è possibile che la riforma
religiosa di Amenofi IV abbia avuto un'origine politica più che religiosa. Può anche
darsi che il faraone fosse veramente motivato da un certo misticismo (non si hanno
testimonianze tali da poter esprimere un giudizio), ma è evidente che uno degli scopi
della sua azione era quello di liberarsi dall'influenza del clero di Amon. Con un gesto
veramente rivoluzionario cercò di far sparire la religione del dio Amon, chiuse i templi
e ne disperse i sacerdoti; non contento, abbandonò Tebe e fondò
una nuova capitale a Tell-el-Amarna (Akhetaten), nel Medio
Egitto; infine, cambiò il suo nome da Amenofi (nome composto con quello di Amon), in
Akhenaton, facendo poi scomparire il nome del dio da tutte le iscrizioni monumentali e dai
cartigli dei suoi predecessori. La nuova religione rivelò una netta tendenza al
monoteismo, anche se gli altri dei, al di fuori di Amon, non furono osteggiati. Il dio per
eccellenza era Aton, che corrisponde al disco solare e, grande novità per l'Egitto, non
ha bisogno di statue o di templi: il suo culto si svolgeva all'aria aperta, rivolgendosi
direttamente al dio che splende nel cielo. Si è visto in questo culto un'influenza
asiatica, e si è persino pensato che il re l'avesse adottato deliberatamente per favorire
una politica imperialista egiziana in Asia. In realtà questo è poco verosimile, sia
perché Akhenaton non sembra occuparsi molto della politica estera, sia perché il culto
di Aton non è stato inventato da lui, (esisteva già sotto i suoi predecessori e il suo
nome era citato anche negli antichi Testi delle Piramidi), sia perché il clero sembra
aver giocato un certo ruolo in questa rivoluzione; insomma, l'aspetto politico contingente
prevalse in questa rivoluzione. I cambiamenti, d'altronde, furono di breve durata, poiché
la religione di Aton fu probabilmente abbandonata quando Amenofi era ancora in vita.
Sembra che sua moglie, Nefertiti, abbia giocato un ruolo importante in questa vicenda, se
non favorendo l'introduzione di questo nuovo culto, restandogli comunque fedele più a
lungo del marito. La condotta di questo faraone ebbe come risultato quello di indebolire
la XVIII dinastia e, alla sua morte, il clero di Amon, ripreso il
potere, favorirà un cambiamento alla guida del paese. Approfittando dell'agitazione
interna causata dalla rivoluzione religiosa, gli Ittiti
conseguirono alcuni successi, il re di Qadesh riconquistò la piana siriana e il re di
Amurru, altro alleato degli ittiti, s'impadronì dei porti fenici. Amenofi IV non reagì,
contentandosi di inviare in Fenicia un inquirente che, stranamente, ratificò il potere
del re di Amurru nei territori sottratti all'Egitto, comprendenti anche Biblo; il faraone,
insomma, accettò il fatto compiuto e mostrò di considerare il re di Amurru come un suo
vassallo. In Palestina, i beduini si ribellarono e si impadronirono prima di Megiddo e poi
di Gerusalemme; invano i locali chiamarono in aiuto Amenofi IV, che non gli inviò alcun
soccorso. Il regno di Mitanni, alleato dell'Egitto, soccombette sotto gli attacchi
alternati di assiri e ittiti, i quali obbligarono il re di Amurru, che voleva restare
indipendente (posizione che gli aveva lasciato il faraone), a firmare un trattato
d'alleanza; ovunque l'influenza ittita sostituì quella egiziana. Della grande opera di
Tuthmosi III restò ben poco.
Il regno di Amenofi IV durò diciassette anni. Secondo alcuni egli avrebbe contratto
matrimonio con la figlia primogenita e avrebbe poi governato insieme con
Semenkhara, suo coreggente, fino a che non maritò la sua terza
figlia, Ankhesenpaton, la futura sposa di
Tutankhamon. Mori a
trent'anni, in seguito a una lunga malattia, lasciando l'Egitto in piena crisi, disarmato
di fronte ai vicini potenti. Fu probabilmente in questa fase che il faraone ordinò il
martellamento del nome e delle raffigurazioni di Amon da tutti i templi che li
riportavano: nessun segno doveva rimanere degli altri dei, questa era la condizione posta
perché il disco di Aton brillasse ancora più forte. Sembra che Nefertiti abbia tentato
allora di impadronirsi del potere; scrisse infatti una lettera al re ittita in cui gli
comunicava la morte dello sposo. Lo informava che, in assenza di pretendenti accettabili,
era disposta a prendere come sposo uno dei suoi figli, ma il progetto fallì visto che il
predestinato finì assassinato mentre tentava di valicare la frontiera egizia (e alcuni,
è bene precisarlo, attribuiscono l'iniziativa del matrimonio con uno straniero non a
Nefertiti, ma a una regina successiva, forse la moglie di Tutankhamon rimasta vedova in
giovane età). Non si conoscono le circostanze della morte di Nefertiti. Morì forse a
trentacinque anni, ma il suo nome non è mai stato trovato su quello che è stato
identificato come il suo sepolcro, ne in quello di Akhenaton. Forse il suo corpo fu
bruciato, segno di indegnità presso gli Egizi. Certo è che la tomba di Amenofi IV ,
quella in cui aveva chiesto di essere sepolto accanto ai suoi familiari, fu trovata
completamente saccheggiata.
Horemheb
e i successori maledirono
la città di Akhetaton impegnati a cancellare ogni traccia di Amenofi, della moglie e del
culto del disco solare. Il culto di Amon recuperò i suoi diritti e i privilegi di un
tempo. Dopo un sogno durato dieci anni, l'Egitto riprese il suo corso.
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