La rivoluzione Amarniana

1350-1341 a.C. (Nuovo Regno)

Con Amenofi IV, l'astro di Aton, il dio che con i suoi raggi abbraccia l'intera Valle del Nilo, s'impose come unica divinità. Si trattò di una vera e propria rivoluzione insieme religiosa e politica. Lo strapotere fino a questo momento esercitato dalla casta sacerdotale di Tebe devota ad Amon fu infatti bruscamente interrotto e il potere del sovrano ne fu per contro rafforzato. D'altro canto il mondo immaginato dalla rivoluzione di Akhenaton (il nome che il re si attribuì) e dalla moglie, la bellissima Nefertiti, è un mondo nuovo; il culto del disco solare dai raggi splendenti è la manifestazione in fieri della democrazia; al suo cospetto infatti tutti i sudditi sono uguali, dal momento che per loro Aton brilla uguale nel cielo. Solo oggi si incomincia a capire l'influenza capitale che il rinnovamento religioso voluto da Amenofi IV esercitò sul futuro pensiero occidentale. Se ne intuiscono i forti legami con l'Ebraismo e il culto di Javhè e si capiscono di conseguenza le forti resistenze che incontrò e la rapida demolizione cui fu sottoposto alla morte del suo promotore.

"Il dio unico è universale e si estende in tutto il Creato. Da solo hai creato la terra, gli uomini, gli animali domestici e le fiere; tutto ciò che sulla terra esiste e si percorre. Hai creato ciò che è nell'aria e vola, i Paesi stranieri, la Siria, la Nubia, il Paese d'Egitto. Hai messo ciascun uomo al suo posto, gli hai fatto dono di ciò che aveva bisogno, le lingue, le razze e gli aspetti diversi"; così recitava l'inno ad Aton, "dio unico la cui potenza è unica". Nel sesto anno del loro regno, intorno al 1539 a.C., Nefertiti e Akhenaton lasciarono le residenze di Tebe e di Menfi per abitare nella nuova capitale dell'Egitto, Akhetaten, "l'orizzonte di Aton", una città da favola edificata completamente nella fertile pianura compresa tra le falesie e il corso del Nilo, una terra vergine dove fino a quel momento nessuna divinità era stata venerata. Tell-el Amarna (il nome odierno del sito) risuonerà tremilatrecento anni dopo come il nome della località che ospitò una delle più stupefacenti rivoluzioni artistiche e religiose della storia.

Aton è il dio della pace e della gioia e l'arte e l'architettura conobbero sotto il regno di Amenofi IV audaci trasformazioni. Templi e palazzi si adattarono alla natura con cui entrarono in completa simbiosi. Il tempio di Aton, orientato verso est come sarà per le chiese dei primi cristiani, è a cielo aperto. Qui canti e inni celebravano il miracolo della nascita e del tramonto del Sole. Tutto intorno erano giardini, parchi, laghi, bacini ricchi di animali. La pittura e la scultura raffigurano scene di vita quotidiana della famiglia reale, riti officiati dalla coppia e, in modi insoliti, si caricano di realismo e modernità. Un bassorilievo ritrasse il faraone in preghiera nell'atto di sorreggere il cadavere della figlia Maketaton. La statua raffigura Akhenaton mentre abbraccia Nefertiti teneramente adagiata sulle sue ginocchia. La regina svolgeva un ruolo importante. Spesso si sostituiva al marito, forse vittima di una malattia ormonale, nella direzione degli affari di Stato e con lui amava mostrarsi in pubblico nell'atto di montare il carro dorato trainato da impetuosi cavalli bianchi. Era d'altra parte anche una madre affettuosa, educava le sue sei figlie con semplicità e consentiva loro di partecipare a ogni momento della vita a palazzo.

Ma la durata di questa felice condizione di coppia è breve. A poco a poco a palazzo s'imposero le divisioni, la relazione coniugale ne risentì negativamente e, dopo dodici anni di convivenza, Nefertiti e Akhenaton si separarono. Il re, rinnegando la sua promessa ad Aton e al suo popolo rientrò a Tebe lasciando la regina sola ad Akhetaten. E lei rimase, volitiva come sempre, a cercare di tenere in vita con la forza della disperazione un sogno ormai al tramonto. Fu allora, quando Nefertiti aveva venticinque anni, che il maestro scultore Djehutymose la ritrasse nel busto conservato oggi a Berlino; sul fragile collo, un profilo finissimo e sottile che il copricapo completa in altezza ed eleganza, uno sguardo puntato diritto verso l'eternità. Poco dopo, inspiegabilmente, la città sacra ad Aton si svuotò dei suoi abitanti e fu abbandonata alla sabbia del deserto. Ne sarebbero rimaste poche tracce, perché il tempo record in cui era stata costruita ne determinò la scarsa resistenza allo scorrere dei secoli.


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