Tutankhamon
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Storia: Tutankhamon resta, nonostante la fama della sua tomba, un faraone molto misterioso. La successione che lo porta sul trono è poco chiara; si sa che Amenofi IV , come i primi re della dinastia, ebbe soltanto figlie femmine, e sembra che, verso la fine del suo regno, abbia associato al trono il marito della figlia maggiore, Semenkhara . Entrambi si sarebbero riavvicinati al culto di Amon, mentre la regina Nefertiti, rimasta a el-Amarna, sarebbe restata fedele al culto di Aton. Amenofi IV e Semenkhara morirono a poca distanza l'uno dall'altro, e il potere andò al marito della seconda figlia di Amenofi IV, Tutankhaton, ancora molto giovane, che era rimasto anch'esso a el-Amarna. Tutankhamon regnò solo un decennio e morì a un'età compresa fra i diciotto e i vent'anni, troppo poco per dare prova di doti guerriere o amministrative. Per di più il suo governo si esercito sotto la pesante tutela del visir Ay , futuro signore del Paese dopo la sua morte, una sorta di eminenza grigia che spesso sostituì le proprie volontà a quelle del sovrano e della sua giovane moglie e che qualcuno arriva persino a sospettare di avere ordito trame ai danni del legittimo regnante. Il nuovo re salì al trono a soli nove anni, dopo aver vissuto i primi anni di vita nell'Alto Egitto ed essersi quindi trasferito nel Palazzo Nord di Akhetaten. Qui si unì ad Ankhesenpaton, sua compagna al momento dell'incoronazione. Tra le prime decisioni del sovrano ci fu quella di ritornare al culto di Amon, soppiantato da quello di Aton durante il regno incontrastato del suo predecessore. Amenofi IV si era alienato il consenso della potente casta sacerdotale e il suo rivoluzionario monoteismo era stato accolto con un certo sospetto da chi nella sua svolta aveva identificato un tentativo di rafforzamento dell'autorità del faraone. Tutankhaton, il suo successore, preferì ripiegare su posizioni più concilianti e ne diede un primo segnale modificando il proprio nome appunto in Tutankhamon, 'l'immagine vivente di Amon'. La mossa successiva fu l'abbandono definitivo di Akhetaten; il sovrano preferì ritornare a Tebe, che in questo modo riprese a essere il principale centro religioso d'Egitto, mentre Menfi si confermava la sua capitale amministrativa. Una fonte importante, la cosiddetta stele della restaurazione, ci fornisce informazioni dettagliate sull'attività di Tutankhamon protettore delle arti. Se molte statue divine e altrettanti monumenti erano caduti in rovina per via della noncuranza di chi l'aveva preceduto nel regno, il giovane faraone si occupò invece personalmente del loro restauro, propiziando ovunque l'attività degli artisti incaricati di riportare all'antico splendore i manufatti che testimoniavano la devozione egizia verso gli dei. Quanto alle novità. si ricordino le decorazioni parietali degli interni del tempio di Luxor raffiguranti la festa di Opet nel corso della quale Amon, uscito da Karnak, si recava in visita alla sposa, e i templi a Faras e a Kawa in Nubia. Le circostanze della morte del sovrano fanciullo, avvenuta nel 1325 a.C., hanno a lungo alimentato sospetti tra gli storici. In passato, in particolare, ebbe una certa fortuna la tesi secondo cui Tutankhamon sarebbe stato vittima di una congiura di palazzo ordita ai suoi danni dal potente Ay. Il sovrano, colpito alla testa, sarebbe morto a causa dei danni prodotti da un trauma cranico mai superato. Tuttavia l'accertamento di una ferita alla testa perfettamente rimarginata sembrerebbe privare di ogni fondamento tale ipotesi. Altri sospetti sono però alimentati dal fatto che in alcune raffigurazioni il faraone è ritratto assistito amorevolmente dalla moglie e nell'atto di appoggiarsi a un bastone; quale misteriosa malattia, ci si chiede, condusse a una morte prematura il restauratore del culto di Amon? Altri dubbi sussistono infine circa la sepoltura del re. Sembra infatti provato che la tomba in cui fu seppellito non fosse quella che gli era stata destinata, visto che il sepolcro prescelto per ospitarlo era, al momento della sua morte, ancora in costruzione nella valle occidentale. Chi decise allora di destinarlo altrove? Forse il potente visir che, all'ultimo momento, vittima dei sensi di colpa, gli destinò la sede mortuaria che era stata predisposta per lui?
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