Tuthmosi I
Nomi: | Akheperkara, Dhutmose |
Dinastia: | XVIII (1548-1292 a.C.) |
Anni di regno: | [1505-1501 a.C.] |
Collocazione storica: | Nuovo Regno 1567-1080 a.C. |
Storia: Tuthmosi I era figlio illegittimo di Amenofi , che aveva avuto dalla moglie soltanto delle
figlie, e di una donna di sangue non regale di nome Senisonb. Le donne in Egitto potevano
regnare, ma non da sole. Fu quindi il figlio naturale di Amenofi, Tuthmosi, che salì al
trono e, per rafforzare il suo potere, sposò la sua sorellastra Ahmose, la legittima
erede al trono.
Il primo atto ufficiale di Tuthmosi I fu quello di mandare a Turi, viceré della Nubia,
uno scritto per annunciargli la propria assunzione al trono; nel documento esponeva per
esteso tutti i titoli con i quali voleva essere riconosciuto e che si dovevano usare in
occasione delle offerte agli dei e nei giuramenti prestati in suo nome. Proseguendo la
politica dei suoi predecessori in Nubia, Tuthmosi I giunse fino alla quarta cataratta; una
grande epigrafe del suo secondo anno di regno è incisa su una roccia di fronte all'isola
di Tombos a monte della terza cateratta, ma è più ricca di frasi magniloquenti che di
notizie concrete. Un fatto d'armi più importante fu la spedizione che attraverso
l'Eufrate penetrò nell'interno di Nahrin, territorio del re dei Mitanni, dove fu
collocata una stele commemorativa e dove avvenne una carneficina di nemici e furono fatti
molti prigionieri. Nel viaggio di ritorno il re festeggiò la vittoria con una caccia
all'elefante nella regione paludosa di Niy, vicino alla città che si chiamò poi Apamea,
in Siria. Per molti secoli solo un'altra volta, e precisamente sotto Tuthmosi III , un esercito egizio si spinse cosi
lontano in direzione nord-est.
Non si sa quanto a lungo sia durato il suo regno, forse non più di dieci anni; l'ultima
data certa registrata si riferisce al quarto anno. Una grande stele, che ricorda i lavori
da lui fatti eseguire nel tempio di Osiride ad Abido, ha perso la
data, se mai ne ebbe una. Se la mummia trovata a Deir el-Bahri è
davvero la sua, la morte lo colse sui cinquant'anni. Nella disposizione del suo monumento
funebre egli segui l'innovazione introdotta da Amenofi I, lasciando un grande spazio fra
il tempio funerario e la tomba vera e propria, innovazione che fu copiata da tutti i
successori. In realtà il tempio non è stato ritrovato, a meno che non fosse incorporato
in quello della figlia, Hatshepsut. La
tomba è la più antica di quelle trovate nella remota valle di Biban
el-Muluk ("Tombe dei Re"), e consiste in una ripida scala d'ingresso che
scende in un'anticamera adiacente alla sala sepolcrale dalla quale si diparte un piccolo
ripostiglio, una cosa assai modesta confrontata ai grandi sepolcri che dovevano seguire.
Il sarcofago di quarzite gialla trovato all'interno (ora al museo del Cairo) vi fu, a
quanto pare, collocato più tardi dal nipote Tuthmosi III.
Due suoi figli sono raffigurati nella tomba di Paheri, sindaco di El-Kab,
il cui padre è presentato come loro "aio" o "precettore". Sopra una
stele spezzata, dell'anno quarto, Amenmose, forse il maggiore dei due fratelli, è
descritto mentre caccia nel deserto presso la Grande Sfinge, e se è vero che allora era
già generale dell'esercito di suo padre, questi doveva essersi sposato molto prima di
salire sul trono. L'altro figlio, Wadjmose, è un personaggio misterioso e interessante,
perché dopo la sua morte gli fu reso l'insolito onore di una cappelletta, eretta
immediatamente a sud del Ramesseum.
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