Khasekhemui
Nomi: | Khasekhemui-Nebuihotpimef, Ninutjer o Nutjeren |
Dinastia: | II (2950-2700 a.C.) |
Anni di regno: | [? a.C.] |
Collocazione storica: | Età Thinita 3000-2700 a.C. |
Storia: Il nome di questo faraone non è presente in alcuno
degli elenchi di re giunti ai giorni nostri, ma è stato ritrovato su diversi monumenti. Nella
quinta linea della Pietra di Palermo si cita la fabbricazione di una statua in rame di
Khasekhemui, e un frammento di breccia col suo nome fu scoperto a Biblo.
La tomba, di forma eccezionalmente allungata, di Khasekhemui, fu scoperta da Petrie a Umm el-Kacab.
Il serekh di Khasekhemui esibisce i due simboli di Horo e Seth uno di fronte all'altro,
entrambi con la doppia corona. Questo singolare procedimento è chiarito anche dal nome stesso
di Khasekhemui che qui è seguito dall'aggiuntivo Nebuihotpimef. Tradotti, i due nomi riuniti
significano: Le Due Potenze sono sorte, i due Signori sono in pace in lui. In
altre parole il re Khasekhemui personifica adesso le due divinità tra le quali era sorto un
conflitto allorché
Peribsen
aveva ripudiato il progenitore tradizionale per il suo mortale nemico. E' chiaro che queste
rivoluzionarie innovazioni grafiche celano qualche grave dissidio politico, ma è impossibile
precisarne la natura.
Alcune teorie tendono ad identificare Khasekhemui con un Horo Khasekhem, ma
il problema non è di facile soluzione. I monumenti di Khasekhem, limitati a Ieracompoli,
consistono in una stele spezzata, due grandi coppe di pietra e due statue del re seduto, una in
calcare e l'altra in ardesia Quest'ultima è la più completa anche se manca metà del volto,
mentre nella statua di calcare, ora a Oxford, i lineamenti sono più visibili. La posa, lo stile
e la fattura dei due monumenti sono tali da escludere che siano opera dell'inizio della II
dinastia, il che convaliderebbe la collocazione di questo sovrano versa la fine di essa. La
base delle statue è decorata con rozze incisioni raffiguranti nemici uccisi in ogni possibile
atteggiamento di sofferenza ed è registrata anche la cifra dei morti: 47209. Chi fossero
costoro è rivelato dalla stele dove una testa barbuta e ornata di piume sporgente da un
sostegno a forma di cuscino, come si vede nella Tavoletta di Narmer,
li denuncia chiaramente per Libi. Il disegno graffito sulle coppe rappresenta la dea avvoltoio
Nekhbe di El-Kab che offre a Khasekhem l'emblema
dell'unificazione dei Due Paesi e ha la zampa posteriore sopra un cartiglio circolare che
racchiude i segni della parola Besh; è probabile che questo sia il nome proprio di Khasekhem e
non quello di un capo tribù vinto o di un paese conquistato. Il lato destro del disegno è
occupato dal geroglifico di anno accompagnato dalle parole battaglia e
sconfitta dei settentrionali. Su tutti questi oggetti compare la corona bianca
dell'Alto Egitto ma, per tornare al nostro problema, qual è il rapporto fra il Khasekhem di
Ieracompoli e Peribsen da un lato, e fra il medesimo sovrano e Khasekhemui dall'altro?
L'ipotesi più in auge è che Khasekhem fosse l'immediato successore di Peribsen,
il cui nome non ricorre a Ieracompoli, e che, dopo aver riconquistato il delta, fosse stato
seguito da Khasekhemui. Ma pare strano che quest'ultimo, succedendo a un fedele di Horo, abbia
voluto ricordare nel proprio nome il passato dissidio fra Horo e Seth. Non si può escludere
la possibilità che Horo Khasekhem e Horo-Seth Khasekhemui siano la stessa persona, supponendo
che egli avesse preferito quest'ultima forma del suo nome mentre era ancor vivo il ricordo del
conflitto con Peribsen, ma a questa ipotesi si oppone il fatto che i monumenti di Khasekhemui a
Ieracompoli sono ben distinti da quelli di Khasekhem. Il più importante è un grande stipite di
portale in granito rosa che sul retro raffigura l'episodio di un'importante cerimonia per la
fondazione di un qualche edificio.
Un'altra obiezione riguarda la tesi che farebbe di Khasekhem un monarca intermedio fra
Khasekhemui e
Djoser,
il fondatore della
III dinastia;
infatti un sigillo trovato nella tomba di Khasekhemui ad Abido
ha il nome di una certa regina Hepenmae madre dei figli del re e questa stessa regina
è detta madre del re dell'Alto e Basso Egitto sopra un altro sigillo scoperto nella
grande tomba di Bet Khallaf presso Abido, dove il risalto dato al nome di Djoser fece pensare
che egli potesse esserne il titolare. Da qui si è dedotto che Khasekhemui ed Hepenmae fossero
i genitori di Djoser; per quanto l'ipotesi sia allettante c'è da chiedersi perché mai, in
questo caso, sarebbe avvenuto un cambiamento di dinastia.
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