Storia:    Secondo il Canone di Torino, a Sebekhotpe III successe Neferhotep che regnò undici anni. Le testimonianze su costui, come sul suo predecessore, sono relativamente numerose. Varie iscrizioni su roccia presso la prima cateratta ricorderebbero una sua visita nella località, e una lapide in steatite trovata nello Wadi Halfa dimostra che la sua autorità si estendeva almeno fin laggiù. Anche più interessante è un bassorilievo scoperto nella lontana Biblo sulla costa siriaca, che rappresenta il principe locale nell'atto di rendergli omaggio. Un suo ritratto ci è rimasto in una bella statuetta che si trova nel museo di Bologna. Per lo studioso dei geroglifici, tuttavia, la più importante reliquia del suo regno è una grande stele scoperta da Manette ad Abido e lasciata in loco a causa delle sue condizioni precarie. Il significato generale dell'iscrizione è ancora chiaro malgrado le lacune dell'unica copia disponibile. Il faraone è presentato a consulto con i suoi cortigiani, mentre espone la sua intenzione di far modellare nella forma autentica le statue di Osiride e della sua Enneade e ordina di far si che egli abbia modo di consultare gli antichi testi dove queste cose sono registrate. I cortigiani s'inchinano in segno d'assenso con la consueta ossequiosità. Un funzionario viene mandato ad Abido a preparare il cammino. Egli dà disposizioni perché Osiride venga portato in processione sulla barca sacra; quindi arriva il re, sovrintende personalmente alla fabbricazione delle statue e prende parte alla rappresentazione mimata della sconfitta dei nemici del dio. Il resto del testo è dedicato a pie lodi della divinità e a minacce rivolte contro chi in futuro osasse sminuire il ricordo di un così grande e benefico re.