Merikara

Storia:   In uno dei pochi racconti del Primo periodo intermedio si narra di un re di Eracleopoli di nome Merykara, che intervenne per pacificare il Medio Egitto. Vi si dice che egli rasserenò il cielo, e tutto il paese, i principi dell'Alto Egitto e i signori di Eracleopoli, la regione della Signora del Paese erano venuti con lui a respingere il nemico, e la terra tremava... tutta la gente fuggiva qua e là, le città..., e la paura s'impadroniva delle loro membra. Pare che la flotta reale giungesse fino a Shashotp, città un po' più a sud di Asyut, prima di far ritorno alla capitale fra il tripudio della popolazione. Certo per gratitudine di una cosi segnalata vittoria, il re Merykara fece fare vasti restauri al tempio di Upuaut, il dio sciacallo adorato ad Asyut. Un altro testo, che consta di tre papiri, raccoglie una serie di saggi consigli rivolti al re Merykara. Il nome paterno di costui è andato perduto, ma potrebbe benissimo esser stato un Akhtoy, non però il primo di questo nome. Purtroppo proprio le parti del testo in cui si espongono avvenimenti concreti sono fra le più oscure. Comunque l'asserzione del consigliere regale di aver conquistato Thinis "come uno scoppio di tuono" è espressa in termini incontestabili. Nello stesso passo tuttavia pare che egli esprima il rimpianto per le rovine causate in quella che era sempre stata considerata la regione più sacra di tutto l'Egitto. Ma questa incursione degli Eracleopolitani così a sud pare aver portato una momentanea tregua nelle ostilità fra i belligeranti; infatti ora "tu sei benvoluto nel Sud; portatori vengono da te carichi di doni... il granito rosso [di Assuan] giunge fino a te senza ostacoli". Maggior perplessità destano i paragrafi che trattano i rapporti di Merykara con il delta e i barbari asiatici dell'Oriente. C'è un accenno a Djed-eswe, la zona attorno alla piramide di Teti a Saqqara, e il fatto che si faccia menzione ai molti sacerdoti qui residenti e dediti al culto funerario di questo monarca eracleopolitano fa pensare ch'egli sia stato colà sepolto, anche se non si è mai ritrovata la sua piramide.

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