Amasis
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Storia: Sfrondando dei suoi elementi pittoreschi il
racconto di Erodoto sulla vita di Amasis, ciò che ne rimane suona come storia autentica.
Il nuovo re era un uomo del popolo al quale l'accettazione della Doppia Corona era stata
imposta dalle circostanze e dall'indignazione dei suoi compatrioti. Egli ebbe l'appoggio
unanime degli Egizi indigeni, mentre i soldati rimasti fedeli ad
Apries
erano per lo più greci, cosa alquanto strana dato che di recente questi aveva combattuto
contro una colonia greca. La guerra civile che ne seguì non può esser durata più di qualche
mese e rimase limitata al delta nordoccidentale; Erodoto colloca la battaglia decisiva a
Momemfi, mentre secondo una grande stele di granito rosso eretta in ricordo della vittoria
di Amasis, essa avrebbe avuto luogo a Sekhetmafka presso Terana, sul ramo canopico del Nilo.
Apries fu catturato vivo e portato a Sais in quella che era stata la sua residenza ed era adesso la capitale di Amasis. Si dice che il vincitore sulle prime trattasse con bontà il suo regale prigioniero, ma in seguito lo abbandonasse al furore popolare; però, a quanto sembra confermare la stele, lo fece seppellire con tutti gli onori dovuti a un faraone.
Un frammento cuneiforme al British Museum fa risalire allo stesso anno,
il trentasettesimo del regno di Nebuchadrezzar, una sorta di azione militare contro Amasis,
ma è improbabile che le due potenze siano mai venute a conflitto né allora né dopo, quando
al grande monarca babilonese succedettero tre deboli sovrani, seguiti da un quarto,
Nabonido che, nelle traversie della sua esistenza, mai si spinse in regioni più prossime
all'Egitto della Siria settentrionale e di Edom.
In complesso Amasis si dimostrò un sovrano pacifico. In Occidente concluse un trattato di
alleanza con Cirene, e se sottomise alcune città dell'isola di Cipro, fu questa la sua
sola conquista. É certo che si rese per lui sempre più indispensabile dipendere
dall'energia e dallo spirito di iniziativa dei Greci. La sua prudenza e la sua indole
conciliante lo resero altrettanto popolare fra gli occidentali e gli guadagnarono il ben
meritato epiteto di Filelleno. Prove sintomatiche di questi buoni rapporti sono il suo
matrimonio con una dama di Cirene, Laodice, il suo largo contributo alla riedificazione
del tempio distrutto di Delfi, e i ricchi doni a vari altri templi greci.
Tuttavia era necessario far qualcosa per lenire la gelosia degli Egizi indigeni verso i
quali, dopo tutto, egli aveva un debito enorme. I commercianti greci stabilitisi nel delta
stavano infatti acquistando troppa potenza e per arrestarne lo sviluppo Amasis confinò la
loro attività nella grande città di Naucratis, riscoperta da Petrie a poca distanza da
Sais sul lato sudoccidentale. Qui la popolazione era esclusivamente greca e vi erano stati
edificati grandi templi dalle varie comunità di coloni; essa prefigura Alessandria
e ai suoi tempi ebbe un'importanza di poco inferiore a quest'ultima.
Egizi e Greci rimasero entrambi soddisfatti; quest'atto fu, da parte di Amasis, un
capolavoro di diplomazia, dovuto senza dubbio alla sua sagacia unita, secondo Erodoto, a
un temperamento cordiale ed indulgente che gli permise di conservare il trono per
quarantaquattro anni sfuggendo di stretta misura alla catastrofe che solo un anno dopo
doveva travolgere il paese.
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