XXVI Dinastia

672-525 a.C. (Terzo Periodo Intermedio)

Alla fine della campagna egizia di Ashurbanipal la potenza assira era al suo apogeo. Il grande monarca aveva sconfitto ovunque i suoi nemici, ma questi tenevano troppo alla propria indipendenza per lasciargli più di qualche breve periodo di respiro. Il regno di Elam, suo secolare nemico all'Est, fu il primo a sollevarsi. Era stato appena superato questo pericolo, ed ecco formarsi un'altra e più vasta coalizione, della quale faceva parte anche il fratello di Ashurbanipal, il traditore Shamashshumukin, sovrano semindipendente di Babilonia. Era evidente che il monarca assiro poteva mantenere il possesso del delta egiziano solo attraverso la fedeltà dei governatori da lui nominati, anche perché aveva potuto lasciarvi scarsissime truppe. Il sistema di sostituire i principi malfidi con altri di propria scelta era stato inaugurato da Esarhaddon. Tra i prescelti era un certo Neko, principe di Sais, che Manetone nomina come terzo re della sua XXVI dinastia. Buoni motivi storici tuttavia indicano Psammetico I, quarto re secondo Manetone, come il vero fondatore della dinastia.
Ormai la maggior parte dell 'Egitto era governata da principi indipendenti che avevano tutto l'interesse ad allearsi contro lo straniero, anziché abbandonarsi a lotte fratricide. Si formò così, sotto la guida di Psammetico, la «Dodecarchia». Psammetico compare con un nome del tutto diverso nel racconto della terza campagna di Ashurbanipal sul cilindro di Rassam, dove le circostanze che gli permisero di liberarsi del giogo assiro sono esposte in modo tutto sommato attendibile. Vi si narra che Gige, re della Lidia, aggredito dalle orde selvagge dei Cimmeri, era riuscito a ricacciarle con l'aiuto di Ashurbanipal. Ma in seguito, come riferisce quest'ultimo,

cessò di inviarmi il messaggero che era solito portarmi i suoi omaggi, perché non ascoltava più la parola di Ashur, il dio che mi creò, e, fidandosi della propria forza, aveva indurito il suo cuore.

Di conseguenza, i Cimmeri invasero e soggiogarono tutta la Lidia. Lo stesso brano afferma che Gige

mandò le sue truppe a Tushamilki, re dell'Egitto, che aveva scosso il giogo della mia sovranita.

Forse è a queste truppe che, alterando i fatti, si riferisce Erodoto, quando parla degli Ioni e dei Cari coperti di bronzo che aiutarono Psammetico a conquistare il dominio sugli altri principi del delta.

A questo punto la storia dell'Egitto si fonde via via con quella del Medio Oriente e della Grecia e le fonti principali, oltre ad Erodoto, sono le cronache cuneiformi, lo storico ebreo Giuseppe Flavio e l'Antico Testamento.
É opportuno sottolineare due fatti interconnessi, vale a dire il crescente influsso straniero nel paese e il sorprendente grado di arcaismo presentato dall'arte e dai testi religiosi di questo periodo, come se, quanto più si mescolava il sangue degli abitanti, tanto maggiore si facesse sentire la nostalgia dell'Antico Regno, quando i faraoni erano egizi autentici e i loro monumenti ostentavano uno splendore reso ancor più evidente dalla decadenza attuale. Sotto la dinastia saitica furono rimessi in onore gli antichi titoli nobiliari, mentre le sculture e i rilievi venivano copiati di proposito da quelli dell'Antico Regno e le iscrizioni tombali erano ricavate dai testi delle piramidi. Da qui in avanti si nota un aumento di religiosità negli Egizi; viene sempre più assiduamente praticato il culto degli animali, e province e villaggi limitrofi arrivano a vere e proprie lotte in difesa di questa o quella divinità preferita. Le donazioni di terre ai templi si fanno frequentissime, e il re è ben contento di accettare i sacrifici dei proprietari privati per propiziarsi il clero ereditario. Non ci sono dubbi sulla parte che in tutto ciò ebbero i motivi politici; Psammetico, di sangue mezzo libico, mirava in tal modo ad appagare l'ardente nazionalismo degli Egizi. Inoltre nel paese si erano riversati Siri ed Ebrei e questi ultimi avevano costituito una colonia a Elefantina, dove avevano ottenuto il permesso di costruire un tempio al loro dio Yahu, il Geova della Bibbia. Dall'epoca ramesside i Libi e altri popoli mediterranei avevano dato, come si è visto, un forte contributo agli eserciti su cui poggiava la monarchia egizia; in cambio dei loro servigi avevano ricevuto terre in concessione e non sorprende che adesso le loro cure fossero rivolte piuttosto all'agricoltura che non alla guerra.
Ma anche se esisteva una categoria ben determinata della popolazione dedita unicamente al mestiere delle armi, non si può negare che i Greci, deliberatamente favoriti da Psammetico, ebbero una parte notevole in una situazione carica di pericoli esterni e interni. Nella scia delle truppe inviate da Gige erano giunti in Egitto commercianti della Ionia, ben lieti di ottenere uno stabile punto d'appoggio in un paese tanto fertile e ricco.
Un grande vantaggio al re saitico veniva inoltre dalla perizia marinara dei coloni greci, le cui navi trasportavano grano egiziano al paese d'origine, che pagava in argento.

Per capire le imprese militari in cui si trovarono coinvolti Psammetico e Neko è necessario dare un'idea approssimativa dei fatti accaduti dopo l'ascesa al trono del primo.
Con il ritiro del vittorioso esercito di Ashurbanipal dall'Egitto non erano più da temere gravi rappresaglie dall'Assiria. Pare comunque che le truppe egizie inseguissero nel cuore della Palestina gli Assiri in ritirata, come era accaduto novecento anni prima dopo la cacciata degli Hyksos. Assai più pericolosa per l'Assiria fu un'invasione di sciti che dilagarono per tutto il paese e che, secondo lo scrittore greco, non si arrestarono se non alla frontiera egizia grazie ai doni e alle suppliche di Psammetico. Una minaccia ancor più grave tuttavia era il nuovo grande impero dei Medi sorto nell'Iran nordoccidentale a opera di Fraorte e di suo figlio Ciassare. Nel 627 a.C. era morto Ashurbanipal, e nell'anno seguente, dopo una sconfitta decisiva dell'esercito assiro da parte dei Babilonesi sempre in lotta per la propria indipendenza, Nabopolassar «sedette sul trono di Babilonia». Tutti i tentativi assiri di riguadagnare il terreno perduto fallirono. Nel 616 a.C. Psammetico si rese conto che un'alleanza fra i Medi e i Babilonesi sarebbe stata più pericolosa di quanto non fosse mai stata l'Assiria, e decise di far causa comune con gli avversari di un tempo; decisione disgraziata, perché nel 612 a.C. Ninive cadde, e fu devastata e saccheggiata col tradizionale impegno. II re assiro Ashur-uballit tentò di continuare la lotta spostandola da Harran verso occidente e per qualche anno le sorti rimasero incerte. Dal 609 a.C. cessa ogni notizia dell'ultimo re dell'Assiria e Neko prende il suo posto come maggiore avversario di Nabopolassar.
Negli anni 606-605 a.C. gli Egizi catturarono la piazzaforte di Kimukhu e sconfissero i Babilonesi a Kuramati, località situate entrambe sull'Eufrate a sud di Karkamis. Allora, secondo la Cronaca Babilonese, Nebuchadrezzar, figlio di Nabopolassar si scontrò contro l'esercito egizio a Karkamis e lo annientò.
La grande battaglia di Karkamis ebbe luogo nel 605 a.C., e uno o due mesi dopo Nabopolassar morì. Nebuchadrezzar dopo un affrettato ritorno a Babilonia per assumere il potere riprese la campagna contro la Siria. Nel 604 i Babilonesi attaccarono e saccheggiarono Ascalona, fatto che provocò una richiesta d'aiuto al faraone da parte di una città della costa, ma l'appello rimase senza risposta.
Pare che Nebuchadrezzar non rinunciasse mai alla speranza d'impadronirsi del confine egizio perché, sempre secondo la Cronaca Babilonese, marciò deliberatamente contro l'Egitto, ma fu respinto con gravi perdite e si ritirò a Babilonia. Questo pose fine per vari anni alle aperte ostilità fra i due paesi. La sconfitta dei Babilonesi fu probabilmente la causa della defezione di Iohachim e della sua alleanza con l'Egitto, malgrado gli ammonimenti del profeta Geremia.
Nel 589 si ribellò il re di Giudea, Sedecia, e Nebuchadrezzar non potendo rimanere inerte, nell'anno seguente marciò contro la Città Santa.
Nel 589 a.C. morì Psammetico II e gli succedette il figlio Apries, il faraone Efree della Bibbia, che subito si accinse a sovvertire la politica pacifica e difensiva adottata dai suoi predecessori. Per opporsi al suo tentativo di soccorrere Gerusalemme, Nebuchadrezzar interruppe l'assedio, ma lo riprese in seguito. Nel 587 a.C. la città cadde e fu completamente distrutta, mentre Sedecia veniva fatto prigioniero a Gerico; la maggior parte della popolazione ebraica fu deportata a Babilonia, mentre coloro che rimasero, trovando intollerabile la situazione in Giudea, fuggirono qualche tempo dopo in Egitto portando con sé il profeta Geremia. É oscura la parte sostenuta da Apries in questi avvenimenti, perché le fonti egizie tacciono del tutto. Pare che agli inizi del regno egli avesse mandato truppe in Palestina ad appoggiare gli Ebrei, ma che in seguito le avesse ritirate; si parla anche di un attacco del suo esercito contro Sidone e della flotta contro Tiro.

Nel 570 a.C. Apries fu coinvolto in una nuova e disastrosa avventura. A Cirene, sulla lontana costa nordafricana, i Greci avevano creato una vasta e fiorente colonia, tutt'altro che bene accetta però agli indigeni della Libia. Un capotribù libico, Adicran, si rivolse ad Apries chiedendogli protezione. L'esercito egizio mandato in suo aiuto subì una schiacciante sconfitta della quale, a ragione, fu ritenuto responsabile Apries che di conseguenza perse il trono.
Il nuovo re, Amasis, era un uomo del popolo al quale l'accettazione della Doppia Corona era stata imposta dalle circostanze e dall'indignazione dei suoi compatrioti. Egli ebbe l'appoggio unanime degli Egizi indigeni, mentre i soldati rimasti fedeli ad Apries erano per lo più greci, cosa alquanto strana dato che di recente questi aveva combattuto contro una colonia greca. La guerra civile che ne seguì non può esser durata più di qualche mese e rimase limitata al delta nordoccidentale; Erodoto colloca la battaglia decisiva a Momemfi, mentre secondo una grande stele di granito rosso eretta in ricordo della vittoria di Amasis, essa avrebbe avuto luogo a Sekhetmafka presso Terana, sul ramo canopico del Nilo. Un frammento cuneiforme al British Museum fa risalire allo stesso anno, il trentasettesimo del regno di Nebuchadrezzar, una sorta di azione militare contro Amasis, ma è improbabile che le due potenze siano mai venute a conflitto né allora né dopo, quando al grande monarca babilonese succedettero tre deboli sovrani, seguiti da un quarto, Nabonido che, nelle traversie della sua esistenza, mai si spinse in regioni più prossime all'Egitto della Siria settentrionale e di Edom. In complesso Amasis si dimostrò un sovrano pacifico. In Occidente concluse un trattato di alleanza con Cirene, e se sottomise alcune città dell'isola di Cipro, fu questa la sua sola conquista.

Fu un periodo di pace per l'Egitto, destinato però a terminare subito dopo la morte di Amasis.
Da lungo tempo si sentiva la necessità di unificare un mondo lacerato da continui conflitti e questa unificazione doveva ora esser tentata su vasta scala. L'iniziativa venne dalla parte più inattesa, la Persia.

Elenco dei re della XXVI dinastia

Nome Manetone Prenome e Nome Data più arretrata Date congetturali a.C.
  Ammeris l'Etiope      
  Stephinathis      
  Nechepsos      
Neko I Nechao   8 672-664
Psammetico I Psammetico Wahibra Psamtek 54 664-610
Neko II Nechao II Wehemibra Neko 15 610-595
Psammetico II Psammuthis II Neferibra Psamtek 6 595-589
Apries Uaphris Hacacibra Wahibra 19 589-570
Amasis Amosis Khnemibra Ahmose-si-Neit 44 570-526
Psammetico III Psammecherites Ankhkaenra Psamtek 1 526-525

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