Amenemhat I

Amenemhat I
Nomi:    Amenemhes, Ammenemes, Amenemhat, Shetepibra, Horo Wehammeswe
Dinastia XII (1991-1786 a.C.)
Anni di regno 16  ( Manetone); 29 (Canone di Torino) [1991-1962 a.C. (Torino)]
Collocazione storica: Medio Regno 2050-1786 a.C.

Storia:  Sembra accertato che Amenemhe, visir durante la XI dinastia, non fosse altri che il futuro Ammenemes I, per dargli il nome usato da Manetone. C'è da supporre che a un dato momento egli congiurasse contro il suo regale signore e, forse dopo alcuni anni di disordini, salisse al trono al suo posto. Una recente scoperta rende l'ipotesi assai verosimile: un'iscrizione della XVIII dinastia, proveniente dal terzo pilone del tempio di Karnak, nomina dopo Nebhepetra, e Sankhkara, un "padre del dio" Senwosre, che dato il suo titolo non può essere altri che il non regale genitore di Ammenemes I.
Nel museo di Leningrado si conserva un papiro il cui unico scopo è la glorificazione di questo sovrano e che perciò deve esser stato composto durante il suo regno o non molto tempo dopo. Vi si narra come il re Snofru, volendosi divertire, chiedesse ai suoi cortigiani di trovare un uomo intelligente che sapesse offrirgli lo svago desiderato. Gli fu consigliato un sacerdote di Bubastis, certo Neferti, il quale, alla richiesta del sovrano di dirgli qualcosa sul futuro anziché sul passato, si lanciò nella descrizione di una imminente catastrofe. Tuttavia alla fine sarebbe giunta la salvezza:

Verrà un re del Sud di nome Ameny, figlio di una donna a Ta-Sti, progenie di Khen-neklen. Egli riceverà la Corona Bianca, egli cingerà la Corona Rossa... Le genti del suo tempo si rallegreranno, il figlio di Qualcuno renderà sempiterno il suo nome.

La discendenza di Ammenemes I da stirpe non regale è indicata abbastanza chiaramente, perché l'espressione "figlio di Qualcuno" era d'uso comune per designare un uomo nato da buona famiglia, ma non di origine principesca. Si chiamava Ta-Sti il primo nomo dell'Alto Egitto di cui Elefantina era la capitale e dove la popolazione era certo in parte di razza nubiana. Ameny è un'abbreviazione ben accertata di Amenemhe, che Manetone grecizzò in Ammenemes. Amenemhe significa "Amon è di fronte".
E chiaro che Ammenemes I si considerava l'iniziatore di una nuova epoca; infatti egli adottò come nome di Horus l'epiteto di Weham-meswe, "Ripetitore di Nascite", metafora derivata dalla rinascita mensile della luna. E' evidente che il primo Ammenemes mirò a garantirsi un potere assoluto analogo a quello dei faraoni dell'Antico Regno. Tuttavia una grave differenza sussisteva, perché non si poneva ancora il problema di abolire completamente la potenza dei nomarchi. Probabilmente Ammenemes si avvicinava già all'età matura quando sali al trono. Nel ventesimo anno di regno si associò al governo il figlio maggiore Senwosre I ed entrambi regnarono insieme per altri dieci anni. Si può con certezza attribuire ad Ammenemes I la conquista della Bassa Nubia. Un'iscrizione del suo ventinovesimo anno di regno a Kurusku ricorda la sua venuta "per rovesciare Wawae".
Due opere letterarie offrono un quadro coerente e attendibile della fine del regno di Ammenemes I. Entrambi i componimenti godettero gran fama nelle scuole egizie e molti secoli dopo venivano ancora copiati e ricopiati, seppure con sempre minore fedeltà all'originale. La morte di Ammenemes I è descritta in un sogno nel quale egli appare al figlio e successore per dargli saggi ammonimenti. Mettendo in guardia Senwosre contro una troppo stretta intimità coi propri sudditi, egli rinforza il consiglio ricordandogli quanto era accaduto a lui stesso:

Era finita la cena quando giunse la notte, e io mi presi un'ora di riposo sdraiandomi sul letto. Ero stanco e il mio cuore incominciava a seguire il sonno. All'improvviso vi fu un brandire di armi e voci che parlavano di me, mentre io rimanevo come una serpe del deserto. Mi destai pronto a combattere, ma ero solo. Capii che chi mi aggrediva era la mia guardia del corpo. Se mi fossi affrettato con le armi alla mano avrei potuto respingere quei vili. Ma nessuno è forte di notte, nessuno può combattere da solo. Non c'è speranza di vittoria senza un protettore.

Questo passo evidentemente si riferisce alla cospirazione nella quale Ammenemes perse la vita, e un ricordo di questo fatto, sebbene attribuito erroneamente a un altro re, è rimasto nell'asserzione di Manetone secondo cui Ammenemes II fu assassinato dai suoi eunuchi.
Ammenemes I innalzo la propria piramide a Lisht, sulla sponda occidentale del Nilo.


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